top of page

L'Architettura

La costruzione del teatro è iniziata nel 2019, durante il secondo mandato del Sindaco di Rho Pietro Romano. La struttura è stata costruita da Bracco Real Estate a scomputo degli oneri di urbanizzazione all’interno di un progetto di rigenerazione urbana nel centro di Rho, dove sorgeva lo stabilimento “Diana de Silva”. L’ex area industriale, che dai primi del ‘900 fino agli anni ’90 ha ospitato industrie tessili e cosmetiche importanti (Chatillon, La Castellana, Diana de Silva), ritagliandosi un ruolo centrale nella vita del territorio, rinasce a nuova vita con un progetto di riqualificazione che prevede, oltre al teatro, la costruzione di immobili residenziali e altri servizi. Il teatro, progettato dallo studio Arassociati, ridisegna lo spazio urbano compreso tra le vie Castelli Fiorenza e Dante, affacciandosi sulla nuova piazza Enzo Jannacci. Un’ampia facciata in vetro caratterizza la struttura, che presenta un sistema di copertura a verde. Ideato con l’obiettivo di creare un luogo innovativo dedicato alla cultura, il teatro prevede spazi flessibili che potranno accogliere, nel foyer e nella sala minore, mostre e convegni, mentre la sala principale ha una capienza variabile fino a un massimo di 500 posti a sedere, grazie alla possibilità di prevedere la presenza del pubblico anche nella zona prossima al palcoscenico, dotata di un sistema di acustica adattabile alle varie configurazioni. Anche la parte impiantistica è studiata e dimensionata in un’ottica di massimizzazione dell’efficienza energetica ed è sezionabile in base alle effettive esigenze di utilizzo.

DAL SITO DELLO STUDIO DEI PROGETTISTI: ARASSOCIATI

​

TEATRO CIVICO DI RHO DI ROBERTO DE SILVA - MILANO, ITALIA

Nel primo hinterland milanese, la realizzazione del nuovo teatro di Rho rappresenta un’operazione di significativa valenza civica e sociale, rivolta non solo alla cittadina ma, in senso più ampio, all’intero bacino di utenza lombardo e destinata a soddisfare molteplici bisogni culturali. Coerentemente a tale vocazione, il progetto mira dal punto di vista programmatico alla massima flessibilità di utilizzo della struttura e dei suoi spazi, concepiti per offrire una notevole variabilità di configurazioni e per rispondere in tal modo alle più diverse esigenze funzionali, facendo del teatro un fulcro per la vita culturale e sociale del territorio.

Date queste premesse, l’inserimento del teatro a livello urbanistico, nell’ambito del piano di recupero dell’ex area Diana de Silva di cui esso e il centro, e volto a evidenziarne la presenza, connotata dalla pelle metallica e dalla trasparenza del vetro, come segno autonomo e riconoscibile che riorganizza il contesto adiacente, agendo sia sulla strada del Sempione, sia verso la nuova piazza pubblica di prossima realizzazione.

Il concept del progetto e stato pragmaticamente guidato dall’esigenza di realizzare un manufatto dai costi di manutenzione e gestione contenuti, capace di offrire, in luogo di un’impegnativa specializzazione, una molteplicità di utilizzi. Si e scelto cosi di creare una piccola macchina plasmabile in cui i differenti spazi pubblici ― sala e foyer ― possono accogliere mostre, spettacoli e convegni.

Particolare attenzione è stata perciò dedicata allo studio della sala principale e alla flessibilità di organizzazione dei suoi spazi, risolta in una duplice possibilità di configurazione: da un lato sala tradizionale con fronte scena classico e separazione dal pubblico, dall’altro una sala in cui la scena, integrata al pubblico, offre una maggiore vicinanza con gli spettatori. Come accennato, lo stesso foyer a doppia altezza è stato pensato come spazio polivalente, articolato in una prima scenografica area di ingresso da cui si accede al piano inferiore. Qui il salone ospitante il bar e la biglietteria è destinato ad accogliere anche mostre ed eventi, grazie alla contiguità con la sala “ridotto”, un ulteriore spazio concepito per spettacoli multimediali dalla capienza più contenuta rispetto alla sala “grande”.

z3O0r8e1.jpg

Le Radici

 

Collegata a Milano da un tram che passava in mezzo ai campi coltivati e nel sottopassaggio ferroviario chiamato un tempo del Sempione, Rho era all’inizio del ‘900 un piccolo borgo.La sua crescita inizia grazie all’insediamento di realtà industriali.Nel secondo dopoguerra Rho accoglie sempre più persone in cerca di nuove opportunità di lavoro provenienti da tutta Italia.Gli stabilimenti produttivi delle manifatture tessili Chatillon e poi Castellana danno lavoro anche a moltissime giovani donne impegnate nei reparti di taglio e confezionamento. E l’urbanistica della città prende una nuova forma.Le fabbriche sono un luogo di produzione ma anche di socialità, di lotte sindacali, di scambi e di esperienze di vita, testimoniate da tante fotografie che ritraggono anche gite e momenti ricreativi delle lavoratrici.Dal 1975 nel cuore dell’area industriale di Rho inizia a operare anche la Diana de Silva Cosmétiques Spa, una delle più importanti aziende italiane nel settore cosmetico e della profumeria.Nata sotto la guida del marito di Diana Bracco, Roberto De Silva, imprenditore illuminato con una grandissima passione per l’arte, DdS vantava marchi come Hanorah, Breeze e la concessione in licenza di fragranze firmate da stilisti come Gianfranco Ferrè, nel 1983, seguito da Chiara Boni, Byblos, Pancaldi, Ettore Bugatti, Raffaella Curiel.Tutti prodotti di altissima qualità, realizzati nei laboratori di ricerca chimica e biologica e nei reparti di produzione e di confezionamento dell’edificio di Rho.In seguito l’azienda deve fare i conti con una concorrenza internazionale sempre più agguerrita e nell’aprile del 2005 viene venduta alla Cosmoprod.I proprietari della dell’area, Bracco Real Estate, nel 2012 hanno siglato un accordo con l’amministrazione comunale di Rho per dare vita al grande progetto di rigenerazione urbana che oggi con la costruzione del Teatro è diventato una realtà.La vocazione industriale di Rho, nell'era della rivoluzione digitale e del terziario avanzato, si arricchirà così di importanti attività culturali che proietteranno la città nel futuro.

bottom of page